LA MANIFESTAZIONE DI SABATO POMERIGGIO, PARTITA DA PIAZZA
DANTE FINO AL PALAZZO DELLA REGIONE, E’ STATA UN SUCCESSO. MA NON RISCATTA UN
POPOLO CHE NON SI E’ ATTIVATO QUANDO DOVEVA
E’ bastata una puntata delle Iene per portare la piaga della
Terra dei fuochi alla ribalta nazionale. Ecco che tutti si informano, si
attivano, si indignano, perché a suggerirglielo è stata la Tv. Sabato scorso
cinquantamila persone si sono ritrovate a Napoli, a Piazza Dante, per un corteo
che ha attraversato vari punti della città, per poi concludersi dinanzi al
Palazzo della Regione. Ma dov’era tutta questa gente quando si parlava di
queste cose? In questo post
dell’aprile 2007, già paragonavo la Campania a Cernobyl per l’alta
incidenza di tumori tra Napoli e Caserta.
IL CORTEO - Migliaia di
persone (Cinquantamila secondo gli organizzatori) hanno sfilato da Piazza Dante
fino a piazza Plebiscito, per poi salire a via Santa Lucia e al palazzo della
Regione. Tutti gli abitanti della Terra dei fuochi uniti in un corteo di
protesta per dire no ai Roghi tossici. «Prima di tutto è necessario fermare
l'avvelenamento delle nostre terre - ha detto al Corriere
del Mezzogiorno Angelo Ferrillo, promoter del sito La
Terra dei fuochi - per evitare che anche le bonifiche possano diventare un
affare».
Alla manifestazione è assente Don Maurizio Patriciello
perchè «impegnato in un'altra manifestazione». «Siamo dispiaciuti dell'assenza
di Don Maurizio» - ha aggiunto Ferrillo -, convinto però «che in questa
battaglia non servono eroi ma idee che camminano». Ferrillo ne ha per tutti:
dalla stampa alle istituzioni locali e annuncia che se non verranno adottate
misure concrete i «cittadini della Campania ora consapevoli della gravità della
situazione» sapranno come muoversi.
Tantissimi i cori di protesta e gli striscioni per urlare
tutta la disperazione che si ha dentro. «Ci stanno avvelenando. Basta», «Stop
al biocidio», «Assassini in giacca e cravatta», «Vogliamo vivere», «Siamo
stanchi di mangiare merda» e poi «Industria padana, camorra puttana» tra quelli
più ricorrenti. E poi il tragico e sentito: «Chi non protesta vuole morire».
LE INIZIATIVE TARDIVE E RIDICOLE
- Su Facebook è sorta immancabilmente una pagina dove una sfilza di Vip si è
fatta fotografare con un cartello tra le mani, con su scritto il nome di un
Comune coinvolto nella landa desolata e inquinata tra Caserta e Napoli, e di
fianco la frase “non deve morire”. Ognuno di loro ha “adottato” un Comune; in
tanti più per farsi pubblicità che per reale conoscenza del caso. Alcuni hanno
impostato un volto triste, altri invece hanno scelto un sorrisino fuori luogo.
Forse però più spontaneo della prima espressione: almeno loro non fingono di
essere tristi e preoccupati.
Poi ci sono le fiaccolate, come quella di qualche giorno fa
partita da Orta di Atella e giunta a Caivano, alla quale hanno partecipato
decine di migliaia di persone. Ne seguiranno altre dicono. Ormai quella delle
fiaccolate si è trasformata in una moda che si ripete ogni qualvolta si
verifica un fatto di cronaca. Il suo reale significato è stato così svuotato,
riempiendolo solo di retorica. In Campania, Calabria e Sicilia siamo bravi ad
organizzarle, ma sempre quando è troppo tardi. Prima vendiamo il nostro voto,
non ci informiamo quando serve, ci voltiamo dall'altra parte anziché
denunciare. E poi ce ne usciamo con queste inutili marce muniti di una
fiammella, dopo che l’omicidio si è consumato, la distruzione ambientale è
compiuta. Effetti nefasti causati dalla nostra stessa indifferenza, codardia,
egoismo.
Ha proprio ragione Ligabue: “siamo la vergogna che fingiamo
di provare”.
Il giornalista Luigi Necco, presentatore e curatore del
programma L’Emigrante, durante la trasmissione ha letto la mia mail
sull’argomento:
non sono napoletano, ma so per certo che di questa cosa tutti ne erano al corrente, da almeno oltre 20 anni
RispondiEliminaMi spiace dirlo ma quanto successo è il prodotto di una difgusa omertà... e non si illudano gli italiani di altre parti del paese, ci sono discariche ed pesantissimi abusi ambientali ovunque e per le stesse ragioni.
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