venerdì 9 maggio 2014

I LEGAMI ITALIANI CON ODESSA, LA CITTA’ UCRAINA OGGI DEVASTATA DAI NEONAZISTI

IN UCRAINA CONTINUANO LE RAPPRESAGLIE NEONAZISTE NEI CONFRONTI DEI FILORUSSI. MA IN OCCIDENTE SI PARLA SOLO DEL “CATTIVO” PUTIN

In Ucraina, come previsto, è in atto una violenta guerra civile tra le forze legate all’estrema destra e la popolazione russofona che vuole restare nell’orbita russa. La destituzione di Yanukovich, tanto applaudita dagli europei e dall’America, sempre pronti a schierarsi contro il “dittatore” di turno che non fa quello che dicono, ha spaccato il Paese in due parti: quella Nord-Occidentale filo-europeista e quella Sud-Orientale filo-russa. Una guerra civile culminata con l’assassinio di 46 persone – per lo più militanti del Partito Comunista e delle organizzazioni dei lavoratori - bruciate vive nella Casa dei Sindacati assaltata a colpi di arma da fuoco e di molotov dai paramilitari di estrema destra, per opera del “Settore Destro”. Organizzazione che, insieme ad altre neonaziste, si rifanno ai leader d’inizio anni ’40 che compivano rappresaglie contro i russi; prima che i sovietici, vinta la guerra, prendessero il controllo sul Paese. Eppure Odessa è una città che ha molti legami storici con l’Italia.

LE RESPONSABILITA’ EUROPEE E AMERICANE - La competizione tra potenze imperialiste a caccia di nuovi mercati, di nuove aree del globo da sfruttare, di risorse energetiche e di corridoi per le merci e le materie prime trasforma il pianeta in un immenso campo di battaglia dove impazza un conflitto di natura economica, diplomatica e tecnologica che sempre più acquisisce tratti bellici.
Stati Uniti ed Unione Europea hanno destabilizzato l’Ucraina sostenendo apertamente le opposizioni ultranazionaliste filoccidentali. Ma ora sono in aperto disaccordo sulle misure da adottare nei confronti della reazione di una Russia che percepisce lo schieramento delle truppe Nato ai suoi confini terrestri e marittimi come una minaccia diretta e potrebbe, come in Georgia nel 2008, passare alla controffensiva.
Per la prima volta in modo esplicito l’imperialismo europeo si è manifestato nelle forme classiche, utilizzando squadracce fasciste e mirando ad una propria espansione ad ovest, entrando così in conflitto con Mosca. Ma ora Washington sta cercando di utilizzare la contrapposizione con la Russia a proprio favore spingendo sulle sanzioni e sul rafforzamento dello scontro militare. Impedire una ricomposizione tra Bruxelles e Mosca significa per Washington minare l’indipendenza europea su più fronti.
Su quello economico: le sanzioni alla Russia non rappresentano una punizione solo nei confronti degli oligarchi e della aziende di Mosca, ma anche un impedimento nei confronti dei rapporti economici intrattenuti con queste dalle aziende continentali, a vantaggio dei concorrenti statunitensi la cui esposizione sul mercato russo è assai meno consistente.
Su quello militare: dopo aver perso il controllo assoluto della Nato – rivendicato a sé anche dall’asse franco-tedesco in particolare dopo il no alla disastrosa provocazione della Georgia contro Mosca - e aver assistito alla nascita di un esercito europeo già dispiegato anche in aree di crisi esterne ai confini dell’UE, Washington può ora approfittare della tensione con Mosca per aumentare e giustificare la propria presenza militare diretta nei Paesi Baltici, in Polonia e in altri territori di confine con la Russia, obbligando i suoi partner europei a seguire a ruota.
Sul piano energetico: lo scontro con la Russia, principale fornitore di idrocarburi ai paesi dell’Unione Europea, permette a Washington di insistere affinché i suoi ‘alleati’ si affidino ai rifornimenti di provenienza statunitense ed alle tecnologie dello shale gas.
Gli Stati Uniti vedono la propria supremazia economica tramontare per effetto della crisi economica internazionale e dell'ascesa di nuovi soggetti a livello internazionale – Cina, Unione Europea, Brics – e quindi ricorrono sempre più agli unici strumenti di cui dispongono per condizionare alleati, competitori e nemici: quelli militari.
Il nuovo clima bellico scatenato dalle ingerenze imperialiste di Stati Uniti ed Unione Europea hanno riportato il fascismo in auge in un paese europeo: i nazisti di Svoboda al governo a Kiev, i tagliagole di Settore Destro scatenati contro gli oppositori politici del nuovo regime, in particolare i comunisti.

LA STRAGE DI ODESSA - Il bilancio dell’eccidio rimane ancora incerto. Ieri le autorità locali confermavano 46 morti accertati, ma ben 48 altre possibili vittime mancavano all’appello, e negli obitori giacciono decine di corpi non identificati. Secondo alcune stime il reale bilancio della strage potrebbe essere addirittura superiore alle 110 vittime.
Il governo fantoccio di Kiev tende a ridimensionare l’entità dell’eccidio, affermando che i morti sarebbero ‘solo’ 42 e che comunque la responsabilità dell’incendio dell’edificio sarebbe da addebitare agli stessi antifascisti – definiti naturalmente ‘filorussi’ – che avrebbero prima provocato i manifestanti ‘proMajdan’ e poi avrebbero appiccato ‘per errore’ il fuoco al palazzo non riuscendo poi a scappare in tempo.
Sui media nazionalisti e fascisti ucraini circolano poi notizie di dubbia provenienza che affermano che ‘la maggior parte dei morti di Odessa’ sarebbero non cittadini della località ma stranieri: russi, moldavi, ceceni ecc.
Fatto sta che basta leggere le cronache dei funerali in corso per rendersi conto della reale identità delle vittime dell’eccidio di venerdì scorso. E non mancano i video che ritraggono gli ultras delle squadre di calcio di Kiev e di Odessa, insieme a militari in divisa della Guardia Nazionale e a estremisti di destra di Pravyi Sektor, ritratti mentre lanciano molotov contro la Casa dei Sindacati, sprangano le porte del palazzo per impedire la fuga dei suoi occupanti o pestare, in alcuni casi a morte, coloro che riescono a scappare dalle fiamme. Significativa una foto che ritrae delle giovani donne mentre preparano con cura le molotov che poi faranno strage di innocenti.
In queste ore, man mano che procedono le penose identificazioni delle vittime da parte dei parenti, si stanno svolgendo infatti i partecipatissimi funerali di quelli che ormai in molti definiscono ‘i martiri di Odessa’. Sono decine di migliaia i cittadini di Odessa e delle località vicine che ormai da lunedì stanno affollando le chiese di una città in lutto.
Lunedì mattina è stata la volta, ad esempio, delle esequie di Vyacheslav Markin, deputato del Consiglio Regionale di Odessa. Un’altra delle vittime della strage è il poeta Vadim Negaturov (nativo di Odessa tradotto e pubblicato anche all'estero): estratto vivo dall'edificio, è morto nel reparto di rianimazione di un ospedale della città.
Non si è salvato neanche Andrej Brazhevskij, giovane militante dell'organizzazione di sinistra Borot'ba: era riuscito a scappare dalla Casa dei Sindacati incendiata dai fascisti saltando da una finestra dell'edificio, ma una volta caduto a terra è stato picchiato a morte.
Tra le vittime ci sono, finora, sei donne di età compresa tra i 18 e i 62 anni, di cui due incinte, e anche alcuni ragazzi minorenni. Tra questi il giovanissimo militante della gioventù comunista Vadim Papura, diciassettenne, studente al primo anno dell'Università Nazionale di Odessa Mechnikov, attivista del Komsomol e del Partito Comunista d'Ucraina, quel giorno si trovava nel Campo di Kulikovo. Quando arrivò la notizia che ultras si muovevano in quella direzione, non volle scappare e assieme agli altri compagni si è rifugiato nella Casa dei Sindacati. Secondo le parole della mamma Fatima, Vadim partecipava ad ogni possibile manifestazione e assemblea per le sue idee. Quella del 2 maggio è stata l'ultima.

ITALIANI A ODESSA - Quarta città dell'Ucraina per dimensioni e popolazione, Odessa è un'importante meta turistica e un famoso centro termale. Qui sono nati diversi personaggi illustri, come lo scrittore ebreo Isaac Babel e la poetessa Anna Achmatova. Nonostante si trovi in Ucraina, la lingua più parlata nella città è il russo.
La città di Odessa ha una storia strettamente legata all’Italia. Infatti gli italiani sono menzionati nel Duecento per la prima volta, quando sul territorio della città odierna fu ubicato l’ancoraggio delle navi genovesi chiamato "Ginestra", forse per la pianta di ginestra molto diffusa nelle steppe del Mar Nero. La nuova affluenza degli italiani nel Sud dell’Ucraina crebbe particolarmente con la fondazione di Odessa. Tutto questo fu facilitato del fatto che alla guida dell’appena fondata capitale del bacino del Mar Nero c’era un napoletano di origine spagnola (Giuseppe De Ribas), in carica fino al 1797.
Agli inizi dell'Ottocento la comunità italiana cominciò ad avere un ruolo importante nella vita pubblica e commerciale della città. La lingua italiana iniziò a diffondersi e con il passare del tempo entrò nella sfera delle comunicazioni degli uomini d’affari: conti, cambiali, assegni, contratti, corrispondenza commerciale, contabilità – tutto era scritto in italiano. Inoltre, il bisogno di conoscere le lingue straniere – tra cui l’italiano – portò all’insegnamento di russo, greco e italiano nella prima scuola di Odessa fondata nel 1800.
All’inizio del XIX secolo la colonia italiana era composta in primo luogo da commercianti, marinai e militari in servizio nell’Armata russa. Principalmente erano napoletani, genovesi e livornesi. Seguirono rappresentanti dell’arte, artigiani, farmacisti e insegnanti di varie materie. Dal 1798 ad Odessa erano presenti i consoli di Napoli, della Sardegna e della Corsica. Successivamente il consolato di Sardegna fu trasformato in consolato italiano.
Ad Odessa gli italiani furono anche proprietari di panifici, fabbriche di pasta e gallette e più tardi nel periodo 1794-1802 sorsero le prime società commerciali di proprietà italiana. In seguito gli italiani diventarono titolari di ristoranti, caffetterie, pasticcerie, casinò, alberghi. Alcuni di loro operarono fino all’inizio del Novecento. Per esempio, il lussuoso locale Fanconi, caffetteria-pasticceria, fondata ad Odessa negli anni ‘70 del XIX secolo, conquistò un enorme prestigio.
I gioiellieri, gli scultori e i marmisti italiani furono celebri ad Odessa sin dalla sua fondazione e fino alla rivoluzione del 1917. I cognomi italiani, ancora oggi, vengono spesso associati agli architetti. Molti edifici importanti di Odessa furono costruiti appunto da italiani; e non solo architetti ma anche appaltatori, costruttori, carpentieri ebbero una parte importante. Gli italiani inoltre giocarono una parte importante anche nell’avvio del teatro ad Odessa. Persino oggi, guardando il repertorio del teatro lirico e del balletto di Odessa, si mantiene il tributo alla tradizione italica.
L’insegnamento ampiamente praticato della lingua italiana contribuì alla comparsa di una serie di manuali e testi scolastici e si può sicuramente dire che Odessa procurò non solo per l’Ucraina ma anche per la Russia i mezzi di studio della lingua italiana. Nel 1905 Sperandeo (professore dell’Università di Novorossijsk, insegnante di italiano e presidente dal 1901 del comitato di Odessa della società nazionale italiana di Dante Alighieri, rimasto in città fino alla rivoluzione del 1917) contò ad Odessa 50 cittadini italiani: altri 600 secondo lui furono gli italiani soltanto di nome (ma imparentati con italiani). La rivoluzione del 1917 fece ripartire molti italiani per l’Italia, o per altre città dell’Europa. In epoca sovietica solo poche decine erano gli italiani ad Odessa, la maggior parte dei quali purtroppo quasi non conosceva la propria lingua.


1 commento:

  1. Nazisti o comunisti non fa differenza perché hanno la stessa testa e la stessa cattiveria, solo che si vestono con un colore diverso ma sono così ottusi da non capire che possono fare comunella come tra fratelli gemelli quali sono.

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