ORMAI I MEDIA NON NE PARLANO PIU’, MA OGNI GIORNO SONO
DECINE LE VITTIME. SI RESTRINGE LO SPAZIO DELLE TRUPPE RIBELLI
Ucraina nel caos. Dopo le dimissioni del Presidente Viktor
Yanukovich avvenute lo scorso fine inverno, conseguenti alle massicce
manifestazioni dell’opposizione (in buona parte di matrice filo-nazista), il
Paese è in piena guerra civile, con l’esercito che da mesi cerca di reprimere i
ribelli filorussi della zona est del Paese. Quella parte che sosteneva
Yanukovich (eletto democraticamente nel 2010) e avversava Julia
Timoshenko. Ma l’Occidente vuole che il Paese si stacchi dalla vicina
Russia, attratto dalle sue risorse energetiche e non ci sono elezioni
democratiche che tengano. Vladimir Putin viene dipinto come un bruto tiranno,
quando in realtà sono gli stessi ucraini filo-russi a non voler perdere il
legame con la Russia (come successo in Crimea).
Oltretutto, il Governo fantoccio guidato da Arseni Iatseniuk ha pure dato le
dimissioni di recente.
IL MASSACRO DEI FILORUSSI -
Negli ultimi giorni l'offensiva delle forze lealiste si è nuovamente
intensificata e diverse località sono tornate sotto il controllo di Kiev, non
senza uno spargimento di sangue completamente ignorato dai media occidentali.
Le truppe di Kiev e le milizie di estrema destra inquadrate nella Guardia
Nazionale stanno rapidamente avanzando su tutti i fronti, e dal punto di vista
militare le sorti del conflitto sembrano, tranne miracoli dell'ultim'ora,
volgendo a vantaggio delle forze nazionaliste.
Alcuni giorni fa i soldati ucraini sono entrati a
Shakhtarsk, Torez e Debaltsev, e hanno riconquistato la collina di
Savur-Moguyla, strategicamente fondamentale. I combattimenti hanno causato la
morte di almeno otto civili secondo le autorità locali, ma il timore é che si tratti
di una cifra al ribasso, e centinaia di auto cariche di sfollati continuano a
cercare di allontanarsi dalla zona, mentre chi non ha un mezzo cerca di fuggire
a piedi portandosi dietro ciò che può.
Inoltre, le forze regolari ucraine hanno invece annunciato
di aver ripreso il controllo della città di Avdiivka, una decina di chilometri
a nord di Donetsk e di aver lanciato un massiccio attacco contro Ilovaisk, a 20
km a est di Donetsk.
Ieri è continuata anche la battaglia nella città di
Gorlovka, presa di mira da massicci bombardamenti che sono costati la vita a
decine di persone, per lo più civili falciati dalle bombe sganciate dai caccia
o lanciate sull’abitato da obici e mortai. Solo ieri, secondo quanto dichiarato
da un portavoce del consiglio comunale locale, sarebbero rimasti uccisi
diciassette civili, e tra questi tre bambini, mentre altre 43 persone sono
rimaste ferite.
L’accerchiamento delle aree ancora in mano alle forze
ribelli – che di tanto in tanto riescono comunque a contrattaccare e ad infliggere
pesanti perdite ad un esercito ucraino sempre più demotivato – si fa sempre più
stretto e le autorità della Repubblica Popolare del Donbass hanno deciso di
evacuare la loro sede di governo nel centro di Donetsk a causa dei massicci
bombardamenti. “Due proiettili sono caduti su un vicino edificio residenziale”
ha informato il servizio stampa dell’autorità parallela mentre il sindaco
nominato dai golpisti ha confermato i bombardamenti sulla città e l’evacuazione
dei residenti da alcuni quartieri del centro della capitale dell’omonimo
Oblast.
Ad essere presa di mira è anche l'altra grande città
dell'est ancora controllata dai ribelli, Lugansk. Il 28 luglio scorso alcuni
colpi di artiglieria sparati dall'esercito ucraino hanno centrato una casa di
riposo uccidendo cinque persone e ferendone dodici.
GOVERNO DIMISSIONARIO - Il primo ministro ucraino Arseni Iatseniuk ha
annunciato le sue dimissioni dopo la fuoriuscita di due partiti dalla
coalizione parlamentare, il partito Udar dell’ex campione di boxe Vitaliy
Klitschko e il partito nazionalista Svoboda, che hanno abbandonato la
coalizione stamattina. La decisione di Iatseniuk apre la porta a elezioni
legislative anticipate. Elezioni peraltro promesse entro l’anno dal nuovo
presidente Petro Poroshenko, eletto il 25 maggio.
Secondo la legge ucraina, si voterà se entro 30 giorni il
Parlamento non riuscirà a formare una nuova coalizione in grado di governare.
Il presidente della Camera Oleksandr Turcinov ha chiesto ai due partiti
fuoriusciti di presentare entro domani le loro candidature per un eventuale
incarico di premier ad interim. Il colpo di scena nella politica ucraina già
segnata dalla profonda crisi con i ribelli autonomisti dell’est, segna
un’ennesima frattura, stavolta all’interno dello schieramento filo-occidentale.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko, in un comunicato sul
sito della presidenza, ha definito la fuoriuscita dei due partiti
dall’esecutivo “un segno che una parte dei parlamentari sente ed è guidata
dagli umori della gente … che vuole un totale rimodellamento del sistema di
potere”. Dopo aver dato le dimissioni Iatseniuk, brillante economista di 40
anni, ha rivolto forti critiche ai parlamentari che oggi non sono stati in
grado di approvare due leggi: una prevedeva incrementi fiscali per reindirizzare
le entrate per spese militari, l’altra consentiva l’accesso di investitori
occidentali nella gestione dei gasdotti ucraini.
Insomma, dopo Afghanistan, Iraq e Libia, l’asse Usa-Ue
continua con le proprie ingerenze, mietendo caos e morti.
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