martedì 14 febbraio 2012

IL POPOLO GRECO NUOVAMENTE BASTONATO IN NOME DELL’UE


APPROVATA NELLA NOTTE DI LUNEDI’ UNA NUOVA PESANTE MANOVRA, TRA MORTI E FIAMME

In un'Atene in fiamme, con 199 sì e 74 no il Parlamento greco ha approvato nella notte di lunedì le nuove durissime misure di austerità che aprono la strada al nuovo prestito Ue da 130 miliardi. Espulsi 40 parlamentari che hanno votato contro. Fuori dal Parlamento uno scenario infernale: oltre 60 i feriti (tra civili e poliziotti), decine di arresti, edifici incendiati. Tra le persone colpite dai fumi dei gas lacrimogeni durante la manifestazione anche il compositore greco Mikis Theodorakis, 86 anni inventore del Sirtaki (inno alla ribellione della dittatura dei Colonnelli) e l'anziano politico di sinistra ed ex partigiano Manolis Glezos, 89 anni. In vista delle dimostrazioni, le autorità di Atene avevano ordinato il dispiegamento di 6mila ufficiali di sicurezza. I greci saranno dunque chiamati a nuovi sacrifici per restare avvinghiati al treno dell’Unione europea. Il Paese che ha dato i natali alla democrazia e alla filosofia è l’unico tra quelli maggiormente in difficoltà nell’area Euro a non essere riuscito in questi mesi a venire fuori dalla crisi con poche manovre e cambi di Governo. Le elezioni si svolgeranno comunque il prossimo aprile.

COSA PREVEDE LA MANOVRA - La manovra approvata dal Parlamento, oltre a comprendere dure misure di austerità, come il taglio di 15mila dipendenti pubblici e l'abbassamento di stipendi e pensioni, prevede anche un accordo di bond-swap con i creditori privati per permettere alla Grecia un taglio di 100 miliardi di euro del suo debito.
Tra le misure che hanno provocato sdegno e rabbia tra la gente ci sono una radicale riforma del mercato del lavoro, con una profonda deregulation, una diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito e un taglio delle pensioni. Drastica economia di spesa anche in settori come la difesa, gli ospedali e le autonomie locali, oltre alla vendita dei gioielli di famiglia, come le quote pubbliche in petrolio, gas e acqua. In cambio, il progetto di accordo tra la Grecia e la troika (Ue, Bce e Fmi) prevede il via libera al nuovo piano di salvataggio da 130 miliardi di euro, con la possibilità di usufruire di 35 miliardi di prestiti dal fondo temporaneo salva-Stati Efsf, che andranno ad aggiungersi ai 4,5 miliardi dei ricavi dalle privatizzazioni e ai risparmi. Mercoledì è in programma a Bruxelles il cruciale Eurogruppo chiamato a dare il via libera allo stanziamento dei fondi.

I DIKTAT TEDESCHI -  Il futuro della Grecia nell'eurozona «ora è solo nelle mani dei greci», ha detto, intervistato dall'emittente Ard, il vice cancelliere tedesco Philipp Roesler, che ricopre anche l'incarico di ministro dell'Economia. Quello che importa non sono solo le promesse ma, ha proseguito Roesler, «vogliamo che il Parlamento greco approvi le leggi e, prima possibile, intraprenda i primi passi per mettere in atto ciò che è stato deciso. Solo quando questo accadrà, ci potranno essere nuovi aiuti. E la Grecia ne ha urgentemente bisogno».
La storia si ripete. La Germania sovrasta il Paese ellenico dall’alto della propria potenza economica.

I PRIMI EFFETTI POSITIVI SULLA BORSA – Occhio obbligato ovviamente alla Borsa valori, a cui le democrazie occidentali sono assoggettate. Già a metà mattinata il differenziale tra Bot e Btp si era avvicinato alla soglia dei 350 punti, toccando un minimo a 353 rispetto ai 368 dell'apertura. Lunedì il Tesoro ha collocato Bot a un anno per 8,5 miliardi di euro con un rendimento in calo al 2,23%.
A beneficiare dell’approvazione del piano (e pianto) greco comunque tutte le maggiori borse europee: a Londra l'indice Ftse 100 sale dello 0,97%. A Milano il Ftse Mib avanza dell'1,26%, mentre a Francoforte il Dax cresce dello 0968% e a Parigi il Cac 40 guadagna lo 0,84%. Madrid sale dello 0,77% e Atene di oltre il 6%.

Numeri questi che fanno piacere agli azionisti e ai capi di Stato dell’aria Ue e dei Paesi stranieri che nel vecchio continente fanno shopping di azioni, certo, ma non ai greci; molti dei quali perderanno il posto di lavoro, si vedranno tagliare ulteriormente il proprio stipendio o sprofonderanno ancor di più nella povertà.
L’euro sta costando da un ventennio lacrime e sangue anche a noi italiani. Non si capisce bene se ne valga davvero la pena o se si stia solo attuando un tragico accanimento terapeutico di una moneta in realtà già morta. Ma già che c’è, nessuno vuole rinunciarci. D’altronde, un ritorno alla già debole (prima dell’euro) Dracma porterebbe la Grecia al definitivo baratro economico. E lì il pianto greco sarebbe atroce.

E allora ascoltiamoci il Sirtaki, nuovamente attuale come all'epoca della "dittatura dei Colonnelli" 

(Fonte: Unità)

1 commento:

  1. grazie per l'articolo con tutti i dati chiari
    questi con una mando prendono e con l'altra danno, nel mezzo ci sono quelli che si impoveriscono e quelli che si arricchiscono..
    i conti non mi tornano..
    e non era questa sicuramente l'Europa che avevano in mente i suoi fondatori

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