E’ QUELLO dell’Istituto
Bruno Leoni, CHE RIPORTA I PRECEDENTI DISASTROSI
Se il depressivo, ma quanto meno realista, Governo Monti ci
aveva rinunciato (Olimpiadi 2020), il pirotecnico Governo Renzi vuole candidare
Roma alle Olimpiadi del 2024. Una candidatura guarda caso arrivata proprio
all’indomani degli
scandali nella Capitale e per qualcuno occasione per rilanciare la città, anche
se altri hanno avanzato sospetti sul fatto che il Premier voglia fare qualche
favore agli imprenditori che hanno
partecipato alla sua cena. Comunque, dietrologie a parte, forse Monti non
aveva tutti i torti, supportato dai tecnici del precedente dossier di Roma
2020, i quali avvisavano: “L’operazione
di ospitare i Giochi può rivelarsi vantaggiosa solo a condizione di rispettare
la spesa programmata”. Ma c’è soprattutto un dato che spaventa l’Italia, o
almeno dovrebbe: dal 1960 ad oggi, tutte le edizioni delle Olimpiadi estive
sono incorse in uno sforamento del budget. Senza eccezione alcuna, con un
aumento medio del 179%. I numeri allarmanti vengono da una ricerca
dell’Istituto Bruno Leoni. Il cui titolo è tutto un programma: “L’importante è partecipare: perché
rinunciare a Roma 2024”.
I PRECEDENTI - Il report cita
un’analisi condotta da Bent Flyvbjerg e Allison Stewart, professori
all’università di Oxford, che dimostrano con precisione come negli ultimi anni
le Olimpiadi si siano rivelate un salasso per i Paesi organizzatori. Con costi
sempre lievitati a dismisura. A partire dall’ultima edizione di Londra 2012:
nell’estate 2013 il governo ha snocciolato numeri trionfalistici, parlando di
una spesa di 8,77 miliardi di sterline, 528 milioni sotto il budget previsto.
Peccato che questa cifra non includesse gli importi per sicurezza e trasporti,
con cui il conto arriva secondo Sky e Fortune a circa 24 miliardi di sterline.
E che comunque la spesa iniziale, stimata nel 2005 al momento
dell’assegnazione, era di soli 2,37 miliardi.
Stessa sorte è toccata anche alle tre precedenti edizioni:
Pechino 2008 è passata da 2,2 miliardi a quasi 45 miliardi di dollari (stima
non ufficiale, a causa della scarsa trasparenza dei resoconti governativi). Nel
2004 ad Atene i costi sono esattamente raddoppiati, da 4,5 a 9 miliardi di
euro, portando il deficit pubblico al 6,1% del Pil e inabissando l’economia
greca. Anche a Sidney 2000 l’investimento è praticamente raddoppiato rispetto
agli iniziali 3,4 miliardi di dollari australiani. Il case history peggiore –
prosegue la ricerca – è quello di Monteral 1976: i Giochi, che sarebbero dovuti
costare solo 124 milioni di dollari, furono un flop da ogni punto di vista, e
lasciarono un buco di 2,8 miliardi che il Canada è da poco riuscito a
ripianare, a trent’anni di distanza dalla manifestazione.
Mentre The Big O, lo stadio olimpico costruito per
l’occasione e pagato circa 1,5 miliardi, dal 2004 è privo di un utilizzo
stabile. Ma anche un’edizione di successo, come quella di Barcellona ’92 che ha
avuto il merito di cambiare il volto della città catalana (un po’ quello che si
spera di fare con Roma), costò circa il 400% in più del previsto.
QUALI ALTERNATIVE - Per
questo, in vista delle prossime edizioni, l’Istituto Bruno Leoni conclude il
suo rapporto lanciando delle proposte alternative. Come stabilire una dimora
fissa per le Olimpiadi, o al contrario delocalizzarle in giro per il mondo,
sempre al fine di razionalizzare i costi. Una terza via potrebbe essere quella
di istituire delle penali in caso di superamento del budget, come strumento di
controllo della spesa. Oppure, più semplicemente, basterebbe solo rinunciare,
come spiega il titolo. E non avventurarsi in progetti pericolosi per le finanze
del Paese. Grecia
docet.
(Fonte: Il
Giornale)
in fatto di sforamenti noi siamo maestri....
RispondiEliminaA qualcuno conviene...
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