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venerdì 20 aprile 2012

SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO? UN SERENO CONFRONTO TRA DEMOCRAZIA E FASCISMO


LA DEGENERAZIONE DELLA POLITICA ITALIANA, IN ATTO ORMAI DA UN TRENTENNIO, STA METTENDO IN DISCUSSIONE I FONDAMENTI DELLA REPUBBLICA

Con questo pezzo qualcuno mi bollerà come un nostalgico fascista, o, al limite, uno dei tanti qualunquisti. Il tentativo in questa sede è invece quello di confrontare l’attuale fase decadente della nostra Repubblica - ormai in corso da un trentennio (Berlinguer già nel 1984 parlava di “questione morale”) e fatta di storie di corruzioni, volgarità, scandali vari ed eventuali - con la prima fase del Regime fascista (1922-1936), nel corso della quale furono realizzate importanti riforme legislative (alcune rimaste in vigore fino a pochi anni fa), grandi opere pubbliche e importanti innovazioni culturali.
Molti sono gli stereotipi che portano all’automatica e totale bocciatura del Fascismo, con una conseguente promozione della democrazia divenuta stancamente scontata, al punto che i politici per anni hanno fatto quello che gli pareva e piaceva grazie al nostro totale disinteresse. Facendoci giungere alla situazione drammatica attuale.
Di seguito riporto un elenco di quanto compiuto dal Fascismo prima del mortale abbraccio col Nazismo di Hitler, che portò il Paese prima alla drammatica promulgazione delle Leggi razziali e poi all’ingresso nella Seconda guerra mondiale; alla quale l’Italia non era assolutamente preparata.

domenica 8 gennaio 2012

LEO LONGANESI, GENIO DIMENTICATO


GIORNALISTA, EDITORE, DISEGNATORE, SCENEGGIATORE, UMORISTA E CARICATURISTA, HA DESCRITTO CON DISTACCO E LUNGIMIRANZA LA SOCIETA’ E LA CULTURA ITALIANA DEL ‘900

«L'italiano [...] lo conosciamo ben poco; è ateo, pensa soltanto alle donne e ai quattrini, sogna di non lavorare, disprezza qualunque ordine sociale, non ama la natura; sa difendersi soltanto dallo Stato, dal dolore, dalla fame. Siamo animali feroci e casalinghi».
Con queste parole Leo Longanesi descriveva il popolo italiano nel 1947, in una pubblicazione dal titolo: Parliamo dell'elefante. Frammenti di un diario. E’ passato più di mezzo secolo da allora e le cose sono cambiate ben poco. Longanesi è stato un geniale giornalista, editore, disegnatore, umorista e caricaturista, vissuto nella prima metà del secolo scorso, lasciandoci un inestimabile patrimonio culturale che l’Italia ha dimenticato, archiviato nel suo solito imperdonabile oblio. Quasi censurato. Ma forse lo stesso Longanesi se lo aspettava; aveva capito com’era il popolo italiano fin subito la fine del Fascismo, di cui era stato distaccato e disilluso sostenitore, nonché arguto propagandista della prima ora: «C’è chi si crede antifascista solo perché il fascismo non si accorse di lui»; soprattutto tra gli ex fascisti: «Una domanda che non dobbiamo mai rivolgere a nessuno: 'Ma dove ci siamo già incontrati?'».
Ancora, così parlava del cristianesimo prestato alla politica, che lui aveva intuito essere la futura dittatura post-fascista: «La finzione cattolica si accoppia a quella democratica: il democratico si finge cristiano e il cristiano democratico»; e del cattolicesimo politico: «Il conformismo cattolico è il più pericoloso di tutti, perché pesa nella famiglia, e lega la fede alla viltà, la quiete al timore, la virtù alla finzione, i titoli di rendita ai sacramenti, la villeggiatura alla canonica, la pelliccia di visone alle opere pie». Anche con la Dc mantenne un rapporto distaccato e ambiguo. Ne criticava e ironizzava l’essenza, ma non disdegnò come con il Fascismo una collaborazione come propagandista.
Ripercorriamo la sua biografia e le sue principali opere, delle quali è rimasto ben poco; tanto in forma cartacea quanto digitale. Un patrimonio culturale lapidato.