GLI UNICI A VOTARE CONTRO SONO STATI SEL E M5S, CHE HA
ESPOSTO CARTELLI CON L'IMMAGINE DELLE CARTE DI CREDITO
In barba a un Referendum di oltre vent'anni fa, col quale
gli italiani bocciavano il finanziamento pubblico ai partiti, questi ultimi
hanno continuato a intascarli vita natural durante tramite escamotage vari ed
eventuali. D'altronde i referendum in Italia, a parte i gloriosi anni '70,
quando grazie ad essi furono introdotti divorzio e aborto, sono sempre falliti
non raggiungendo il quorum; oppure sono stati raggirati con leggi nazionali e
locali. Si sta tentando di minare perfino quello sul nucleare.
Ma tornando al finanziamento pubblico ai partiti, l'ultimo
scempio si è consumato mercoledì. Dopo una corsa in Senato di poco meno di tre
ore, è infatti legge il ddl Boccadutri che permette ai partiti di incassare
45,5 milioni di finanziamenti pubblici anche se i bilanci non sono stati
verificati. La sanatoria per i gruppi politici è stata decisa da loro stessi in
una seduta lampo: un solo iscritto a parlare (il grillino Vito Crimi) nella
discussione generale, 200 emendamenti a firma M5S, mentre i gruppi di
maggioranza e opposizione si sono allineati.
Basta un pomeriggio al provvedimento per essere analizzato,
emendato e ottenere il via libera definitivo. A favore tutti i partiti,
astenuta Sel, contrari solo i 5 Stelle con un risultato finale di 148 sì, 44 no
e 17 astenuti. In dissenso dai rispettivi gruppi, Maurizio Romani (Misto-Idv)
ha votato a favore della proposta di legge e Andrea Augello (Ncd) si è
astenuto.