NEL PAESE A EST DI TORINO IL SINDACO PD VUOLE INTRODURRE UN
BUS SOLO PER LORO. MA ALTRE SOLUZIONI PIU’ CIVILI SONO POSSIBILI
Proposta razzista o giusta risposta al problema? L’opinione
pubblica italiana è divisa sulla proposta del Sindaco di Borgaro torinese,
periferia est di Torino, di introdurre un bus solo per i Rom. Motivo? Questi
ultimi sono accusati di compiere atti incivili nei confronti dei passeggeri,
tra minacce, violenze, puzza e danni al mezzo stesso. Il tutto senza ovviamente
pagare il biglietto. Quel “69” che, come tanti altri autobus, trasporta i
residenti a casa, lavoro, scuola o università. Anziani, donne, bambini, adulti.
Tutti prede di quanti credono che vivere in libertà, tra cielo e spazzatura,
significhi anche poter invadere la tranquillità altrui. La proposta però non è
di un Primo cittadino leghista, bensì di un Sindaco Pd e di un Assessore di
Sel; quelli che dovrebbero essere “di sinistra” e, almeno sulla carta, più
propensi all’accoglienza e all’inserimento sociale. Il primo è Claudio Gambino,
il secondo Luigi Spinelli. Certo, prima di fare certi discorsi buonisti, è
giusto anche provare a mettersi nei panni di chi vive in certi contesti; come
accade anche ad un paese non lontano da qui: Pescopagano,
un lembo di terra dove la convivenza tra residenti e neri è complicata. Le
alternative però ci sono, magari meno immediate e facili di un autobus
alternativo solo per Rom, ma anche meno drastiche e che ricordano l’Apartheid
vissuto in America fino agli anni ’60 o in Sudafrica fino agli anni ’90. E
sarebbe giusto tentarle. Esempi validi di convivenza e integrazione ci vengono
da Bari e da Trento.
IL QUARTIERE JAPIGIA DI BARI
- L’amministrazione comunale guidata da anni dal Sindaco Pd Michele Emiliano
già nel 2010 ha messo in piedi per loro un concreto piano di integrazione
sociale, che va ben oltre i soliti programmi buonisti e astratti da un lato, e
il rigore xenofobo dall’altro. Dopo aver studiato i loro usi e costumi, le loro
credenze, come dovrebbe fare ogni amministratore locale prima di affrontare
determinate questioni sociali, l’amministrazione comunale barese ha messo a
disposizione della comunità Rom un'area di proprietà del Comune sita al
Quartiere Japigia (circa 10 mila mq), dotandola di acqua e luce elettrica, per
evitare l'uso di fiamma viva causa di innumerevoli tragedie nei campi (come
appunto l’ultimo caso del bambino a Roma); ha permesso che i bambini e le
bambine andassero a scuola, inserendoli in progetti specifici che coprono anche
le spese per il materiale didattico e prelevandoli con scuolabus del servizio
scolastico, sottraendoli così allo sfruttamento minorile.
Per quanto concerne gli uomini, le politiche di integrazione
volute dall’amministrazione comunale hanno favorito la costituzione di una
cooperativa di lavoro per gli uomini del campo (“Artezian- servizi di trasporti
e facchinaggio”, sito internet: www.artezian.it), sottraendoli ad attività
illecite quali furti o questue, e soprattutto, lo sfruttamento di soggetti
deboli. D’altronde, i Rom ritengono le loro donne e i bambini come fonte di
ricchezza e pertanto, usano mandarli in strada a chiedere la carità; per quanto
concerne i bimbi poi, spesso sono presi in prestito da altre coppie e
anestetizzati tra le braccia delle donne per rendere il tutto ancora più
toccante agli occhi dei passanti.
Ancora, in tutta la città sono stati installati capienti
contenitori per la raccolta di abiti dismessi. Tramite la sua pagina di
Facebook, Emiliano ammette che ancora molto si deve fare, come costruire un
campo a norma di legge utilizzando i fondi europei. Ma al contempo, ammette fieramente
anche i propri risultati, affermando che a loro non é mai passato dalla testa
di distruggere le baracche di chi possiede solo quelle.
IL LAVORO A TRENTO – In
un’intervista a La Stampa, Don Gino Rigoldi, uno che i nomadi li conosce bene,
cappellano del minorile Beccaria, animatore di onlus e cooperative per i più
poveri e per gli orfani, fa invece l’esempio di Trento. «Hanno evitato che si
creassero grossi accampamenti, poi sono andati a prendere accordi. Hanno
agevolato gli affitti ma preteso che venissero pagati, chiesto che si
impegnassero in lavori come la raccolta delle mele e infine hanno esercitato un
controllo regolare e costante. Risultato: problema risolto». Poi aggiunge: «Non
mi permetto di dare consigli non richiesti. Chissà quante ne avranno provate
prima di arrivare a quella che sembra un po’ una scelta di disperazione in un
momento in cui mancando i soldi manca anche la possibilità di fare politica
lungimiranti. Bisognerebbe aiutare questo sindaco a trovare un accordo con i
rom. Tenendo ben presente che non possono sempre pagare i poveri, cioè i
pendolari che prendono l’autobus. Loro vanno tutelati, hanno diritto di
sentirsi sicuri. Però forse bisognerebbe ricominciare da capo, trattando con i
capi dell’accampamento, e provando a cercare qualcuno con cui ragionare. Avendo
sempre in mente che quando si chiede, qualcosina bisogna sempre dare, magari
dell’acqua, ecco…».
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