DA DESTRA A SINISTRA, COMPRESO IL M5Sm SONO POCHI GLI
EURODEPUTATI CHE HANNO PARTECIPATO A TUTTE LE SEDUTE
Nel famigerato discorso contro il socialista Schulz pronunciato
a Strasburgo nel 2003, l’allora Premier Silvio Berlusconi chiamò anche gli
eurodeputati «turisti della democrazia». Un’etichettatura in fondo tutt’altro
che sbagliata, se si considera il numero di presenze che gli europarlamentari
hanno fatto registrare nelle prime due sessioni dell’Europarlamento, nelle
quali si sono svolte 82 votazioni. Tutti i partiti hanno le proprie pecore nere
e sono pochi coloro che non si sono mai assentati. Vediamo i numeri della
vergogna.
I PIU’ ASSENTEISTI - Dopo due
sessioni e 82 voti nell’ottava legislatura dell’Europarlamento, in coda
all’elenco dei deputati più attivi ci sono quattro nomi ben noti a pari merito,
Lorenzo Cesa, Raffaele Fitto, Matteo Salvini, e Giovanni Toti, un alfaniano,
due forzisti e un leghista. Hanno espresso il loro suffragio appena 13 volte,
il che li pone al 722esimo posto su 751 eletti. Certo siamo all’inizio, le
graduatorie sono parecchio mobili. Eppure, visto l’andazzo, è chiaro che d’ora
in poi non potranno che migliorare.
Tolto chi - come Gianni Pittella - ha l’incarico di
capogruppo degli eurosocialisti e dunque è assente giustificato (come lo è il
popolare tedesco Weber che ha mansioni e punteggi analoghi), in casa Pd si
comincia col il 50% di Renato Soru, si sale al 58 di Bettini, Moretti e
Paolucci, quindi si va all’85 di Patrizia Toia, che pure guida la delegazione.
In linea appare il grosso dei popolari, siano forzisti o
Ncd. Cinque hanno votato sempre, mentre 13 su 17 sono oltre il 90 per cento.
Ultimo è Aldo Patricello, con 5 suffragi su 82, ma ha avuto qualche problema di
salute. Mezza classifica per Tajani, Matera e Mussolini, col primo che ha il
serio alibi della vicepresidenza dell’assemblea: i ruoli di rappresentanza
tengono da sempre a distanza dall’emiciclo.
La pattuglia grillina ha due sempre-votanti, ma tutti sono
oltre l’82% cento, con un minimo di 68 voti su 82. Attira l’attenzione, senza
sorprendere, l’alto tasso di deviazione dalle scelte del gruppo Efdd formato da
Grillo con Farage. A Strasburgo, è considerato un matrimonio d’interesse, tanto
che i due leader si sono dati libertà di scelta, così gli uomini e le donne del
M5s hanno votato con gli altri nel 70% delle occasioni. Nel Ppe siamo oltre il
90% di coerenza con la casacca che s’indossa, più che nel Pd, dove la fedeltà è
inferiore e si distingue Sergio Cofferati, che ha seguito il capogruppo una
volta sì e una no. Ribelle con una causa, si potrebbe dire.
CHI HA VOTATO DI PIU’ - Stando
alle tabelle di Votewatch, dopo tre mesi 182 deputati sono ancora a punteggio pieno:
hanno partecipato a tutte le sessioni di voto, 82 su 82. Fra questi, gli
italiani sono sedici su 73, sei del Pd (compresi Cofferati e Picerno), cinque
del Ppe (con Gardini e Comi), tre leghisti (incluso Borghezio), due grillini
(Affronte e Zanni), nessuno della squadra di Sel, distratta nei confronti della
campanella che chiama i deputati a esprimersi: Maltese ha votato il 58% delle
volte, Spinelli il 46,3. Nel complesso, 51 italiani hanno partecipato ad almeno
il 90% delle consultazioni.
Mi viene in mente un verso della canzone di Edoardo Bennato,
ironico come sempre con i potenti, Sono solo canzonette (la mia preferita del
cantautore napoletana):
Guarda invece che
scienziati,
che dottori, che
avvocati,
che folla di ministri
e deputati!
pensa che in questo
momento
proprio mentre io sto
cantando
stanno seriamente
lavorando!
.... per i dubbi e le
domande
che ti assillano la
mente
va da loro e non ti
preoccupare
sono a tua
disposizione
e sempre, senza
esitazione
loro ti
risponderanno!...
(Fonte: La
Stampa)
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