venerdì 26 settembre 2014

L’EX PM LUIGI DE MAGISTRIS CONDANNATO: E’ IL PREZZO DA PAGARE QUANDO SI TOCCANO CERTI PERSONAGGI E POTERI

A Un anno e tre mesi, e uno di interdizione dagli uffici per aver acquisito le utenze telefoniche di Prodi e Mastella NELL’INCHIESTA WHY NOT. Stessa condanna per il consulente informatico Gioacchino Genchi

L’inchiesta Why not è costata cara all’ex Pm Luigi de Magistris, Sindaco di Napoli dal 2011. Non solo l’intero processo è stato smontato, per buona pace dei tanti indagati, tra cui il Presidente della Regione Loiero, l’ex Premier Romano Prodi, l’ex Ministro Francesco Rutelli e l’ex Guardasigilli Clemente Mastella, ma ora per de Magistris arriva pure una pesante condanna: un anno e tre mesi con pena sospesa a conclusione del processo sull’acquisizione di utenze telefoniche di alcuni parlamentari relative al periodo in cui era pm a Catanzaro. Stessa condanna per il consulente informatico Gioacchino Genchi. Nei confronti di De Magistris, nel maggio scorso, i pubblici ministeri avevano chiesto l’assoluzione. Per Genchi, invece, era stata sollecitata la condanna ad un anno e 6 mesi. La sentenza del giudice monocratico di Roma attribuisce invece la responsabilità penale a entrambi gli imputati. La sentenza emessa dal Tribunale di Roma (giudice monocratico Rosanna Iannello) ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per un anno per i due imputati. Iannello ha comunque concesso le attenuanti generiche, la sospensione della pena irrogata, compresa quella accessoria, e la non menzione nel certificato penale. L’utilizzo dei tabulati telefonici oggetto del procedimento erano riferiti a diversi esponenti politici, da Romano Prodi, Clemente Mastella, Marco Minniti a Francesco Rutelli. Il sindaco con Genchi dovrà risarcire i parlamentari coinvolti.

LA REAZIONE SCONVOLTA DI DE MAGISTRIS -  «Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti», commenta il sindaco De Magistris. «In Italia, credo non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale. Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili. Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, perché ho fatto esclusivamente il mio dovere, dedicando la mia vita alla magistratura, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici».
«Non avendo commesso alcun reato», continua il sindaco di Napoli, «ho la speranza che si possa riformare, in appello, questo gravissimo e inaccettabile errore giudiziario. La mia vita è sconvolta e sento di aver subito la peggiore delle ingiustizie, ma non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato. Rifarei tutto, ho giurato sulla Costituzione ed ho sempre pensato che un magistrato abbia il dovere di indagare ad ogni livello, anche quello che riguarda la politica. Oggi, con questa sentenza, di fatto, mi viene detto che non avrei dovuto indagare su alcuni pezzi di Stato, che avrei dovuto fermarmi. Rifarei tutto, perché ho agito con coscienza e rispettando solo la Costituzione. Vado avanti con onestà e rettitudine, principi che hanno sempre animato la mia vita e che una sentenza così ingiusta non può minimamente minare. La Giustizia è più forte della legalità formale intrisa di ingiustizia profonda».

LA REAZIONE DI MASTELLA - «Nulla mai potrà ripagarmi. Quell’indagine, condotta in maniera illegale, è stata all’origine di tutte le mie difficoltà, sul piano umano e sul piano politico», così Clemente Mastella commenta la sentenza Why Not con la condanna di de Magistris e Genchi. «Quell’indagine - ha detto ancora - ha cambiato, fino a stravolgerla, la storia politica italiana. Da allora tutto è precipitato».

LE REAZIONI DI BASSOLINO, CALDORO E DI PIETRO - «Spero che De Magistris possa chiarire tutto» dice l’ex leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro, che si dice «solidale» con l’ex collega magistrato.
L’ex governatore della Campania Antonio Bassolino gongola su Twitter: «Napoli ha un sindaco condannato, titola...(segue il nome di una grossa testata online, ndr), anche il vicesindaco se è per questo».
«Condanna de Magistris. Garantista a 360 gradi. Fino al terzo grado sempre innocenti». Lo scrive su Twitter Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, in merito alla condanna del sindaco di Napoli per l’inchiesta Why Not. «Chi di Why Not ferisce di Why Not perisce. Ma è triste un paese in cui sono i giudici e non il popolo a scegliere i suoi rappresentanti», è invece il tweet di Marco di Lello, presidente dei deputati socialisti.

L’INCHIESTA WHY NOT - Il nome della complessa inchiesta «Why Not» deriva da una società di outsourcing di Lamezia Terme che forniva alla Regione Calabria lavoratori specializzati nel settore informatico. Una dei soci ed amministratore della Why Not, Caterina Merante, insieme inizialmente agli altri due soci, che avrebbero poi parzialmente ritrattato, ha dato il via alle indagini che hanno ipotizzato un gruppo di potere trasversale tenuto insieme da una loggia massonica coperta, giornalisticamente nota come “La Loggia di San Marino”. A tale presunta loggia massonica coperta, che avrebbe influito sulle scelte di amministrazioni pubbliche per l’utilizzo di finanziamenti e l’assegnazione di appalti, si ipotizzava iscritta una parte dei 19 indagati ai quali i carabinieri notificarono informazioni di garanzia per associazione per delinquere, truffa, corruzione, violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete sino al finanziamento illecito dei partiti. Nel mese di dicembre 2008, dopo lo scontro tra le Procure di Catanzaro e Salerno, e dopo i primi interventi del Consiglio Superiore della Magistratura, l’avviso di conclusione indagini invece notificato a ben 106 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Calabria Agazio Loiero ed il suo predecessore Giuseppe Chiaravalloti. Archiviata invece la posizione di Romano Prodi e di alcuni suoi più stretti collaboratori dopo che in precedenza era stata anche stralciata la posizione di Clemente Mastella. Il 21 gennaio 2012 il Gup di Roma Barbara Callari rinvia a giudizio Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi con l’accusa di aver acquisito nel 2009 in modo illegittimo i tabulati telefonici di alcuni parlamentari.

Insomma: politici e imprenditori la fanno franca, mentre chi ha cercato di stanarli viene punito.
Molti ora chiedono le dimissioni di de Magistris da Sindaco di Napoli. Peraltro anche il suo vice Sodano risulta condannato per la vicenda rifiuti. Ma il sentore è l’ex Pm non si dimetterà. Di certo, dopo questa condanna, la sua figura risulta ulteriormente depotenziata, visto che la sua inizialmente larga maggioranza si è via via ridotta nel corso del tempo, la Giunta iniziale è completamente cambiata e non ha alcun partito alle spalle. A questo punto appare impossibile, ammesso che possa ricandidarsi, una sua riconferma alle prossime elezioni a Sindaco. Con la città che sarà contesa tra il Pd – che così rimetterebbe le mani sulla città dopo il disastroso ventennio del duo Bassolino-Iervolino – e il centrodestra immorale e affarista. Per far passare a’ nuttata, ci vorranno ancora tanti anni…

SONDAGGIO



Risultato del sondaggio molto equilibrato. Un votante su due ritiene che debba dimettersi, mentre uno su tre no.

1 commento:

  1. l'Italia quando si guarda allo specchio, vede soltanto Mafia e Massoneria.

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